Preghiere

Medjugorje, il messaggio della Madonna: “Chi prega non teme il futuro, chi digiuna non teme il male”

Medjugorje, il messaggio della Madonna: “Chi prega non teme il futuro, chi digiuna non teme il male”Medjugorje, il messaggio della Madonna: “Chi prega non teme il futuro, chi digiuna non teme il male”

Dalla grammatica italiana alle arti sacre, la lettera H attraversa secoli di storia e spiritualità, tra regole linguistiche, simbolismo e fenomeni religiosi contemporanei

Nel panorama culturale e spirituale italiano e internazionale, la lettera H riveste un ruolo particolare, che unisce storia, linguistica e tradizioni religiose. Oggi, a distanza di secoli dalla sua originaria introduzione nell’alfabeto latino, la H continua a essere oggetto di dibattiti e approfondimenti, sia dal punto di vista grammaticale sia per il suo valore simbolico nelle arti sacre e nelle manifestazioni spirituali contemporanee.

La storia e il ruolo della lettera H nella lingua italiana

La lettera H, chiamata in italiano “acca”, è l’ottava dell’alfabeto latino e si caratterizza per un valore prevalentemente grafico piuttosto che fonetico nella lingua italiana moderna. Derivata dalla heth fenicia e adottata nell’alfabeto latino con la funzione di indicare un’aspirazione (il suono /h/), la sua pronuncia nel latino classico era ben distinta, ma tale suono è andato progressivamente perdendosi nel volgere dei secoli, fino a diventare muta nell’italiano contemporaneo.

In particolare, la H ha mantenuto la sua presenza come grafema diacritico in alcune forme del verbo avere – “ho”, “hai”, “ha”, “hanno” – per distinguerle dalle parole omofone (ad esempio “o”, “ai”, “a”, “anno”) e nei digrammi “ch” e “gh” per indicare la pronuncia dura di “c” e “g” davanti alle vocali “e” e “i”. Questo uso, che risale a pratiche linguistiche del Rinascimento, è stato difeso da importanti figure come Ludovico Ariosto, che nel Cinquecento si oppose con veemenza alla proposta di abolire la H iniziale in parole come “huomo” e “honore”.

La battaglia per la sopravvivenza dell’H fu influenzata anche dall’opera di Aldo Manuzio, celebre stampatore veneziano, che a fine Quattrocento tentò di semplificare la scrittura abolendo molte H iniziali, sostituendole con accenti sulle vocali per evitare ambiguità fonetiche. Tuttavia, l’Accademia della Crusca, nel 1691, sancì un compromesso che ha definito l’uso corretto della lettera: conservarla solo nelle forme verbali del verbo avere suscettibili di confusione. Questa regola è ancora oggi valida e insegnata nelle scuole italiane.

Al di là della grammatica, l’H assume anche funzioni simboliche, come nelle interiezioni (“ah!”, “oh!”, “ehm!”) e nelle onomatopee, in cui la sua presenza rafforza la natura espressiva del suono. Inoltre, è presente in alcuni toponimi e cognomi italiani, retaggio di antiche grafie e dialetti locali.

I Veggenti di Michelangelo e l’arte della rivelazione sulla volta della Cappella Sistina

Nel contesto artistico, la lettera H è indirettamente legata a figure di grande rilievo spirituale, come i Veggenti rappresentati da Michelangelo nella Cappella Sistina di Roma, tra il 1508 e il 1512. Questa serie di affreschi, posta sui peducci della volta, ritrae dodici profeti e Sibille, figure che nell’iconografia rinascimentale incarnano la rivelazione divina e la profezia.

Le figure dei Veggenti, di altezza imponente tra 260 e 298 cm, sono collocate su troni architettonici e accompagnate da giovani assistenti e putti reggitarga, elementi simbolici che conferiscono una monumentalità e una profondità psicologica alle rappresentazioni. La dislocazione delle figure segue un crescendo emotivo e spirituale, dalla calma meditazione del profeta Zaccaria all’intensità profetica di Giona, in perfetta sintonia con il ciclo centrale della Genesi dipinto sulla volta.

Michelangelo attribuì a queste figure una corporeità vigorosa, spesso muscolosa anche nelle Sibille femminili, sottolineando così la potenza della rivelazione divina. L’inclusione delle Sibille, pur pagane, riflette la teologia rinascimentale che le considerava portatrici di anticipazioni sulla venuta di Cristo, integrando così mondi culturali e religiosi in un’unica narrazione artistica.

Medjugorje: i veggenti contemporanei e il riconoscimento ecclesiastico

Nel campo della spiritualità contemporanea, il fenomeno dei Veggenti trova una delle sue espressioni più note in Medjugorje, piccolo villaggio croato diventato celebre a livello mondiale per le apparizioni mariane iniziate nel giugno 1981. Sei veggenti locali sono stati al centro di un fenomeno che ha attratto milioni di pellegrini e suscitato l’attenzione della Santa Sede.

Dopo anni di studi e indagini, nel 2014 la Commissione internazionale d’inchiesta vaticana, istituita da papa Benedetto XVI, ha definito le apparizioni “probabilmente autentiche”. Il 19 settembre 2024 il Dicastero per la Dottrina della Fede, con il documento “La Regina della Pace. Nota circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje”, ha finalmente approvato il culto pubblico della Madonna di Medjugorje, riconoscendo gli “abbondanti frutti spirituali” legati alla parrocchia di San Giacomo Apostolo.

Questa decisione, che tuttavia non si pronuncia sulla natura soprannaturale degli eventi, rappresenta un passo significativo di apertura ecclesiastica verso uno dei fenomeni religiosi più discussi degli ultimi decenni. Riccardo Caniato, giornalista e editore, ha approfondito questa realtà nel suo libro “Medjugorje. Un’indagine. La mia via per il Paradiso, sola andata”, in cui racconta sia l’esperienza dei veggenti sia il proprio percorso di conversione personale.

Caniato sottolinea come il “nihil obstat” ecclesiastico consenta ai fedeli di vivere liberamente i messaggi di Medjugorje, valorizzandone i frutti spirituali e inserendo il fenomeno nel più ampio contesto della fede cattolica contemporanea. Padre Serafino Tognetti, monaco della Comunità dei Figli di Dio, nella prefazione al volume evidenzia come Medjugorje rappresenti una “finestra spalancata sull’eternità” capace di generare conversioni e un rinnovato ritorno a Dio.

Questa attenzione verso i veggenti, dal Rinascimento all’epoca moderna, dimostra come la tradizione spirituale e culturale italiana e mondiale continui a interrogarsi sul rapporto tra parola scritta, arte e rivelazione, con la lettera H che, da semplice segno grafico, si trasforma in un simbolo di continuità storica e religiosa.

Change privacy settings
×