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Perché i cristiani pregano i santi? La risposta che chiarisce ogni dubbio

Pur essendo condivisa da cattolici, ortodossi orientali, alcune comunità anglicane e altre Chiese orientali, questa forma di devozione viene spessoLa consapevolezza dei santi nei cieli delle preghiere dei fedeli(www.medjugorje-news.it)

La pratica di pregare i santi, profondamente radicata nella tradizione cristiana, continua a suscitare dibattiti e controversie.

Pur essendo condivisa da cattolici, ortodossi orientali, alcune comunità anglicane e altre Chiese orientali, questa forma di devozione viene spesso fraintesa o criticata. Andiamo a esplorare, alla luce delle Scritture e della dottrina, le ragioni teologiche e spirituali che guidano i cristiani a rivolgersi ai santi per la loro intercessione.

Una delle obiezioni più comuni rivolte alla preghiera ai santi è la presunta incapacità di questi ultimi, una volta in cielo, di udire le preghiere dei viventi. Tuttavia, la Bibbia offre chiari riferimenti che indicano come i santi celesti siano consapevoli delle invocazioni rivolte a Dio dalla terra. Un esempio significativo si trova nell’Apocalisse (5,8), dove Giovanni descrive i santi in cielo che presentano a Dio le preghiere dei fedeli sotto forma di «coppe d’oro colme d’incenso», simbolo delle preghiere stesse. Se i santi sono in grado di offrire queste preghiere a Dio, ne consegue che essi ne sono pienamente coscienti.

Alcuni sostengono che in questo passo le preghiere non siano rivolte ai santi bensì direttamente a Dio, ma questo non fa che rafforzare l’idea che i santi percepiscano tali preghiere, anche se non sono il destinatario diretto. L’intercessione, infatti, implica una forma di comunione e collaborazione nella preghiera, non una sostituzione del ruolo unico di Cristo.

Cristo unico mediatore e la preghiera di intercessione ai santi

Un’altra critica frequente afferma che chiedere l’intercessione dei santi contraddica il principio biblico secondo cui Gesù Cristo è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini (1 Timoteo 2,5). Tuttavia, tale affermazione equivale a una lettura riduttiva della mediazione cristica. Cristo è mediatore unico in quanto è l’unico Dio-uomo, ponte insostituibile tra il divino e l’umano. La sua mediazione è unica e perfetta, ma non impedisce che i fedeli, vivi o defunti, intercedano gli uni per gli altri.

Lo stesso Paolo invita esplicitamente i cristiani a pregare e intercedere per ogni persona, inclusi i governanti, affinché si viva in pace e giustizia (1 Timoteo 2,1-4). Questa pratica è vista come «buona e gradita a Dio», segno che l’intercessione reciproca è parte integrante della vita cristiana, senza che ciò pregiudichi la mediazione di Cristo.

Alcuni cristiani, soprattutto di orientamento fondamentalista, rifiutano la preghiera ai santi richiamando il divieto biblico di comunicare con i morti

Distinzione tra necromanzia e devozione ai santi(www.medjugorje-news.it)

Alcuni cristiani, soprattutto di orientamento fondamentalista, rifiutano la preghiera ai santi richiamando il divieto biblico di comunicare con i morti (Deuteronomio 18,10-11). Tuttavia, è fondamentale distinguere tra la necromanzia, ovvero pratiche occulte e divinatorie condannate dalla Scrittura, e la richiesta umile e rispettosa di preghiere da parte di fratelli e sorelle in Cristo già entrati nella gloria celeste.

La Bibbia stessa testimonia apparizioni di figure defunte, come Mosè ed Elia, che partecipano alla trasfigurazione di Gesù (Matteo 17,3). Ciò dimostra che Dio permette forme di comunicazione spirituale che non sono proibite, purché siano in linea con la Sua volontà e non diventino pratiche di magia o divinazione.

La dimensione spirituale della comunione dei santi

Critiche come quelle di Loraine Boettner, che mettono in dubbio la capacità dei santi di ascoltare milioni di preghiere simultanee in lingue diverse, riflettono una visione limitata della realtà celeste. I santi non sono soggetti alle limitazioni spazio-temporali che conosciamo sulla terra; la loro esistenza spirituale trascende tali confini.

Tuttavia, ciò non implica che essi siano onniscienti come Dio, ma che attraverso la volontà divina possono essere presenti e consapevoli delle preghiere dei fedeli. In paradiso si parla una realtà di comunione e intelligenza superiore, che supera ogni barriera linguistica, grazie anche al dono dei carismi come il parlare e interpretare le lingue (Atti 2).

Alcuni cristiani riconoscono la legittimità della preghiera ai santi ma si chiedono perché non rivolgere tutto direttamente a Gesù

Pregare direttamente a Gesù e l’utilità dell’intercessione dei santi(www.medjugorje-news.it)

Alcuni cristiani riconoscono la legittimità della preghiera ai santi ma si chiedono perché non rivolgere tutto direttamente a Gesù. La risposta è semplice: pregare Gesù è fondamentale, ma non esclude affatto la preghiera di intercessione da parte dei fratelli in Cristo, vivi o defunti.

La Scrittura è ricca di inviti a pregare gli uni per gli altri (Romani 15,30-32; Efesini 6,18-20; Giacomo 5,16-18). Gesù stesso ci ha comandato di amare e pregare anche per i nemici (Matteo 5,44), e la Chiesa ha sempre valorizzato la comunione dei santi come fonte di sostegno spirituale reciproco.

I santi, liberati dalle limitazioni terrene e resi perfetti nella loro giustizia (Ebrei 12,22-23), offrono preghiere particolarmente efficaci davanti a Dio, come testimonia la tradizione ebraico-cristiana e la stessa Scrittura.

La Chiesa e la preghiera ai santi: insegnamenti e pratiche liturgiche

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ribadisce che la comunione dei santi costituisce un fondamento della vita cristiana. Maria, madre di Gesù e della Chiesa, è considerata la principale interceditrice, ma non l’unica. La preghiera ai santi non è un sostituto della preghiera a Dio, ma un rafforzamento della nostra fede attraverso la comunione spirituale.

Nella liturgia cattolica, le preghiere principali sono rivolte a Dio Padre e a Gesù Cristo, ma è prassi consolidata chiedere l’intercessione dei santi, i quali partecipano attivamente alla preghiera della Chiesa universale (Apocalisse 8,3-4).

Questa pratica, così antica quanto la stessa Chiesa, continua a essere una testimonianza vivente della solidarietà fraterna nella fede, un ponte tra cielo e terra che sostiene i cristiani nel loro cammino spirituale quotidiano.

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